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Intorno a Santa Maria in Paganica

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Intorno a Santa Maria in Paganica

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Posta in uno snodo tra via Garibaldi, le strade di Corso Vittorio Emanuele e le vie risalenti da Piazza Palazzo, si sviluppa l’area di piazza Santa Maria Paganica, sede dell’omonima Chiesa monumentale che reca, ancora oggi, gli evidenti segni del terremoto. La chiesa di Santa Maria Paganica, deve il suo nome al borgo di Paganica, oggi frazione, i cui abitanti contribuirono alla fondazione della città nel XIII secolo. Per la sua importanza estende il suo nome al rione in cui è situata. Nel 1902 è stata dichiarata monumento nazionale. La chiesa è rimasta gravemente danneggiata dal terremoto e i lavori non sono ancora iniziati. La facciata principale, rivolta su Via Paganica, è caratterizzata da una balconata a due rampe laterali. In asse con il portale sono un piccolo rosone ed una finestra quadrangolare. La piazza si trova in uno dei punti più elevati della città e circondata da edifici di pregio quali Palazzo Ardinghelli, Palazzo Carli Benedetti, Palazzo Cricchi e le case natali di Buccio di Ranallo e Iacopo da Notar Nanni. Palazzo Ardinghelli è stato tra i primi edifici a essere costruiti a partire dal 1732.  Con la morte di Filippo Ardinghelli, la famiglia si estinse prima del completamento dei lavori ed il palazzo passò alla famiglia Cappelli, subendo anche notevoli rimaneggiamenti nel corso dei secoli tanto che l’attuale facciata in stile tardo barocco venne completata solo nel 1955. Il Palazzo è candidato a diventare la sede del MAXXI, il Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. Palazzo Ardinghelli costituisce un unico complesso con l’adiacente Palazzo Cappa Camponeschi anche chiamato Palazzetto Colantoni Cappelli. E’ una struttura di origine quattrocentesca, che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto essere incorporato nel Palazzo Ardinghelli, come si evince dall’attuale asimmetria della facciata del palazzo. E’ caratterizzata da un portale medievale ad arco acuto e quattro graziose bifore, due sul lato di via Paganica e due su quello della Piazza ad archetti ogivali. E’ stato edificato dalla famiglia Camponeschi nel XIV secolo, come residenza di campagna. Inizialmente la struttura era costituita solo da un piccolo palazzetto all’angolo tra via Paganica e piazza Santa Maria Paganica, poi estesasi fino a Via Garibaldi.  La differenza stilistica tra le due parti è ben visibile nelle diverse facciate. Quella su via Garibaldi, inquadrata da pesanti contrafforti e con vistosa cornice marcapiano su cui s’innestano sei finestroni di stampo neoclassico; quella su via Paganica presenta un portale settecentesco con uno spazio d’ingresso voltato che rimanda all’architettura neorinascimentale di Palazzo Cappa Cappelli, altra residenza di famiglia posta su corso Vittorio Emanuele II. Sempre su via Paganica si erge l’imponente Palazzo Lely Gualtieri, risalente al 1700,  che è stato ristrutturato tornando al suo originario splendore e a disposizione della cittadinanza che lo utilizza per numerosi eventi culturali.

Prendendo via Garibaldi, si attraversa il cuore della movida cittadina Piazza Chiarino in cui si trovano caffè, ristoranti e negozietti, si va verso le mura Urbiche della Città. Sulla strada, quando il nome cambia in via dei Porcinari si interseca piazza San Silvestro su cui sorge l’omonima Chiesa di San Silvestro.

Proseguendo da via San Silvestro verso viale Duca degli Abruzzi si arriva in corrispondenza   delle Mura cittadine, dove si apre un bel vedere ombreggiato dalle piante e attrezzato con comode sedute. Da lì si scende a Porta Branconia, anche detta Porta Branconia o di Collebrincioni,  una delle diciannove porte d’accesso dalle mura dell’Aquila. Le Mura costituiscono l’antica cerchia della città e rappresentano il confine del suo centro storico. Edificate a partire dal XIII secolo ed in buona parte conservate ancora oggi, man-tengono pressappoco la forma originale nonostante le numerose modifiche dovute a crolli causati dai frequenti terremoti e sventramenti di carattere urbanistico. Si estendono per oltre 5,5 km inglobando un’area di circa 157 destinata a contenere decine di migliaia di abitanti. Porta Branconia è la porta di riferimento della zona di San Silvestro. Il suo opposto, all’estremità meridionale, è la Porta Roiana. È costituita da una semplice arcata in conci di pietra. La porta, murata forse già dal 1378, è stata successivamente riaperta come belvedere verso la catena del Gran Sasso (anche se non è accessibile dall’esterno) e si conserva in un buono stato di conservazione. Il suo nome deriva dalla famiglia che si installò nel locale nel XV secolo.

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